Allontanare ed avvicinare lo sguardo

Con la nostra rivista siamo soliti porre lo sguardo sul contemporaneo. Crediamo infatti di avere gli strumenti per comprendere ed interpretare ciò che accade oggi, pur nella consapevolezza che la nostra osservazione, così come il nostro agire, sono strettamente legati ad un bagaglio culturale riferito alle vicende storiche che hanno caratterizzato le epoche precedenti e le opere di quanti ci hanno preceduto. Affrontare il «percorso labirintico dell’analisi storica» può risultare quindi insidioso soprattutto se nella storia si cercano conferme più che domande. Per questo motivo nell’indagine che vi proponiamo, attraverso una mostra e questo numero di Turris Babel che funge da catalogo, utilizziamo l’architettura come chiave di lettura per inquadrare fenomeni più ampi e per cercare di ricostruire la complessità dei temi e degli eventi che si sono susseguiti in Alto Adige lungo l’arco di un secolo. Indagare la storia di un luogo, di un’ architettura o di una persona, significa infatti, come insegnava Manfredo Tafuri, ricostruire quell'intreccio di vicende sociali, politiche, economiche e umane che costituiscono il tessuto di riferimento di un determinato momento storico. Non sarebbe infatti possibile comprendere l'architettura di Raffaello o Michelangelo senza riferirsi al contesto storico-politico della Roma di Papa Giulio II e Leone X. Allo stesso tempo, passando dalla «storia alta» alla cultura popolare per restituire la ricchezza delle sfumature anche minime che determinano gli eventi, risulta evidente la rilevanza dell’indagine anche delle «storie minori» come ha magistralmente dimostrato Carlo Ginzburg ne «il formaggio e i vermi» ricostruendo il cosmo di un mugnaio friulano condannato al rogo dall’Inquisizione alla fine del Cinquecento. 

In questo senso cercare di leggere le vicende di un luogo marginale e di confine, come può essere la nostra Provincia, contribuisce a comprendere ciò che in un contesto più allargato è avvenuto in una fase di radicale trasformazione della società e del paesaggio. L’ infrastrutturazione dell’Alto Adige avvenuta sia per motivi bellici che economici, ha infatti alterato gli storici equilibri che per secoli hanno determinato le modalità di uso e sfruttamento del territorio, così come è successo in altri luoghi delle Alpi. La facilità e velocità degli spostamenti ha avvicinato mondi che prima erano lontani, ponendo le basi per la costruzione di ciò che siamo oggi. È infatti nella rilettura di questi eventi che troviamo il senso di molti aspetti della nostra contemporaneità. Gli stessi segni e forme che come architetti abbiamo nella mente e che utilizziamo nel nostro operato sono spesso rielaborazioni o reinterpretazioni di riferimenti ed elementi «archetipici» riemersi dal passato. Trovare le connessioni con l’oggi costituisce infatti il senso stesso dell’indagine storica. Le storie però si sommano. A fianco alla fisicità dell’architettura, che testimonia con la sua forza estetica ed anche simbolica il trascorrere del tempo, risulta stimolante ed affascinante cercare di indagare anche le storie singolari di chi è stato interprete o testimone. Che cosa può aver provato la turista che osserva l'incendio dell'Hotel Carezza dopo aver cercato di portare i suoi effetti personali nel prato antistante? Cosa poteva vedere e comprendere uno dei molti soldati schierati nelle lunghe file di militari durante l’inaugurazione del Forte di Fortezza? Che effetto può aver fatto ai primi viaggiatori l’imponenza della nuova stazione di Bolzano isolata in mezzo ai campi, rispetto alla permanente ed immutabile maestosità del Catinaccio che da sempre domina lo sfondo?

Allontanare ed avvicinare lo sguardo, leggere ed interpretare gli avvenimenti, sono questi atteggiamenti che ci permettono di essere come i nostri predecessori in eterno movimento.

Alberto Winterle _Editoriale TURRIS BABEL 111_ 09|2018